Accusa Sergio Marchionne di perseguire una «retrocessione nei diritti» dei lavoratori un prete-operaio di Castelfranco Veneto (Treviso), don Claudio Miglioranza, che nell'omelia della messa del 2 gennaio scorso ha attaccato l'amministratore delegato Fiat, rimarcando che il manager guadagna «quanto 6.400 dei suoi dipendenti».
Una riflessione partita dalle parole del Vangelo, che però il sacerdote, da sempre attento ai temi del mondo del lavoro, ha voluto mettere a confronto con i problemi attuali, quelli della gente comune. «Ciò che sta facendo Marchionne con la Fiat - dice don Claudio - mi fa pensare a un piano prestabilito per una retrocessione del movimento di base. Io non mi appello alla sua moralità, quanto alla sua coscienza di imprenditore. È uno che lavora sulla separazione del sindacato, e non è serio». Il sacerdote ha parole dure anche sul prossimo referendum tra le tute blu per l'approvazione dell'accordo su Mirafiori. «Che referendum è - si chiede - quello che chiede di dire "sì oppure si chiude tutto"? Questo è un ricatto vero e proprio».
L'omelia di don Claudio non è però piaciuta ad un imprenditore, Giorgio Vigni, che è uscito dalla chiesa e poi ha chiesto spiegazioni con una lettera al vescovo di Treviso, Agostino Gardin. «Vigni lo conosco - replica don Claudio - si può dire che siamo quasi amici. Non è la prima volta che ascoltandomi scrive ai vescovi. Ma a me non è mai successo nulla. Si vede che i vescovi queste lettere le cestinano».
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