Su Repubblica del 28 febbraio Michele Serra scrive un osservazione intelligente e pungente:
“Se un giornale intervista qualcuno che, con parole sue,esprime opinioni diverse dalle vostre (cosa che a ciascuno di noi capita più volte al giorno),ovviamente considerate la cosa come una delle tante, normali manifestazioni della libertà di pensiero e di espressione. Non così la Conferenza episcopale piemontese, che ha ritenuto, con una nota ufficiale, di esprimere rincrescimento e stupore perchè La Stampa ha osato pubblicare un’intervista al teologo Hans Kung, non concorde con il Papa.
L’episodio è stupefacente (un quotidiano, ovviamente, non è tenuto a chiedere ai vescovi l’autorizzazione di intervistare chicchessia),ma è anche allarmante. Non perchè aggiunga più di tanto al neo-autoritarismo culturale e politico delle gerarchie ecclesiali, fenomeno oramai assodato. Ma perchè il rimbrotto dei vescovi alla Stampa è così goffo, così indifendibile, così maldestramente censorio, da chiedersi se esiste ancora una logica, e persino un senno, nell’atteggiamento di molti vescovi iper-papisti. La Chiesa ha una sua saggezza compromissoria, una sua morbidezza ecumenica che le ha permesso, nell’evo recente, di sopportare e soprattutto di farsi sopportare. Questa assurda durezza, questa severità persino maleducata, da dove diavolo vengono?
Dove è finita la buona vecchia ipocrisia cattolica?
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