domenica 1 aprile 2007

Lingua italiana, Costituzione, libertà di costume.

Il modello di integrazione ''targato'' Amato-Ferrero
Il ddl di riforma della Bossi-Fini in Consiglio dei ministri il 6 aprile. Ma Ferrero avverte: ''Non c’è modifica che tenga se non allarghiamo il welfare: il razzismo nasce nelle liste d'attesa per case popolari e asili nido''

ROMA – La proposta Amato-Ferrero di modifica del Testo unico sull’immigrazione sarà presentata al Consiglio dei ministri del 6 aprile a Palazzo Chigi. “Dobbiamo soltanto limare alcune questioni sul riconoscimento dei titoli di studio” ha annunciato questa mattina il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero, nel corso della seconda conferenza del progetto europeo Think&Act, a Roma. “La nuova legge semplificherà l’accesso legale in Italia, promuovendo sul piano della legalità i canali informali utilizzati oggi da famiglie e aziende” ha dichiarato Ferrero. La nuova legge garantirà il diritto di voto attivo e passivo alle elezioni amministrative, e prevedrà la riduzione dei cpt, un fondo per i minori non accompagnati, liste di collocamento all'estero e ingressi con lo sponsor, ma anche flussi triennali e porte aperte per gli assistenti familiari. Le modifiche piacciono a Sandra Pratt, dell’Unità Immigrazione e Asilo della Commissione Europea. “Testo coerente con la linea di Bruxelles – ha dichiarato intervenendo alla conferenza di Think&Act – perché promuove i canali di ingresso legale e scoraggia l’immigrazione illegale”.

Se approvato dal Governo la proposta dovrà poi essere discussa in Parlamento, dove ci si aspetta un forte scontro con l’opposizione. Ma l’accordo potrebbe mancare anche all’interno della maggioranza stessa, a giudicare dal rallentamento del ddl sulla cittadinanza. Lo stesso ministro ha ammesso l’esistenza del problema. “La proposta di modifica – che prevede la riduzione da 10 a 5 anni del soggiorno minimo per richiedere la cittadinanza italiana – è bloccata in Commissione affari costituzionali, alla Camera, da una discussione virulenta a cui non è estranea la maggioranza, sebbene il decreto sia in linea con il programma presentato alle elezioni”. “E’ un problema – ha dichiarato Ferrero – ma spero che sia risolto entro la fine della prossima settimana”.

Per allora la Amato-Ferrero potrebbe già essere stata approvata da Palazzo Chigi. “Se la logica della Bossi-Fini era di porre trappole per cadere nell’illegalità, la logica dell’Amato-Ferrero è di permettere l’emersione dall’illegalità e la regolarizzazione a vari livelli”. Solo la legalità e il pieno accesso ai diritti sociali e sanitari – ha proseguito Ferrero – possono garantire una buona integrazione degli oltre 3 milioni di immigrati in Italia.

Integrazione alla cui base stanno, secondo il modello proposto da Ferrero, la conoscenza della lingua italiana e la condivisione dei valori fondanti della Costituzione. Nessun intervento legislativo sui costumi dunque, “salvo una legge sulla libertà religiosa”, che il ministro ha invocato a più riprese, citando come modelli negativi l’assimilazionismo francese e il comunitarismo inglese. “L’appartenenza comunitaria e religiosa deve essere una libera scelta e non un’arma di difesa contro un ambiente esterno percepito come ostile”.

“Tuttavia – ha concluso Ferrero – se non allarghiamo il welfare, non c’è modifica della Bossi-Fini che tenga. Il razzismo nasce nelle liste d’attesa delle case popolari e degli asili nido. La gente si dice perché lui che è immigrato ha la casa e io che sono nato qui no. Non penso ad un welfare per gli immigrati – ha quindi concluso – ma a un welfare per tutti”. Secondo dati citati da Ferrero, nel corso del 2005 i lavoratori immigrati hanno pagato contributi allo Stato italiano per oltre 3 miliardi di euro. (gdg)

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