venerdì 13 febbraio 2009

LA CROCIATA LEFEBVRIANA

di don Olivo Bolzon

Ho apprezzato molto la vostra puntuale informazione e ri­flessione sul grave proble­ma del vescovo e del prete lefebvriani. Ho anche senti­to piena adesione alle pun­tualizzazioni del nostro ve­scovo, del vicario generale e del delegato diocesano dell'Ecumenismo sulla questione. Vorrei aggiunge­re un mio «perché» a questa improvvisa posizione nega­zionista in questo momento.

La situazione mondiale sta conoscendo un decisivo decli­no delle dottrine di Bush, la sua divisione fra stati buoni e stati canaglie, la sua dottri­na sulla guerra permanente come unica difesa al terrori­smo.

La grande crisi segna nuo­ve speranze, l'assoluto dell'e­conomia non salva, i potenti non sono più in grado di da­re speranza di vita. Ed è in questa realtà che nasce il mio perché, perché i lefebvriani rientrano nella chiesa, che avevano tanto criticato e poi abbandonato.

La misericordia di Benedet­to XVI che toglie la scomuni­ca è certo un fatto determi­nante per l'azione pastorale della chiesa. Ma i lefebvriani ritornano per una vera con­versione al cammino concilia­re o per una crociata anti-conciliare dall'interno della chie­sa?

La loro nascita è il rifiuto del Concilio, qualcosa di to­talmente negativo. Il loro fon­datore è morto rifiutando ogni serio rapporto con la chiesa di Roma e anzi sfidan­dola in maniera aperta con la consacrazione di quattro vescovi. La pazienza di Roma ha premiato alcune loro atte­se: la Messa preconciliare in latino, ora la rimozione della scomunica, il continuo ascol­to per una riconciliazione.

Ma che significato ha que­sto cammino per le nostre chiese diocesane, per il nostro popolo. Perché queste dichia­razioni negazioniste? Non so­no forse un triste tentativo di svuotare il Concilio, non più dall'esterno, ma dall'interno della chiesa?

Il popolo ebraico ridiventa il popolo deicida, non c'è asso­lutamente possibilità di dialo­go con le altre religioni: solo totale condanna. «La dichia­razione sulle relazioni della chiesa cattolica con le religio­ni non cristiane» fondata sul dialogo che riconosce in tutte le religioni i semi del Verbo, il decreto «Unitatis Redintegratio» che parla di conver­sione delle chiese per testimo­niare l'unità del genere uma­no nel servizio della loro evangelizzazione comune non sono stati sempre obietti­vi dichiaratamente avversati dalla Fraternità di Lefebvre?

La dichiarazione sulla li­bertà religiosa «Dignitatis Humanae» è stata sempre l'o­biettivo del loro fondamenta­le disaccordo con la chiesa di Roma (si possono consultare i discorsi e le azioni di Lefe­bvre nei cinque volumi di Al­berigo sulla storia del Conci­lio Vaticano Secondo).

Non saranno questi dei ballons d'essai, delle avvisaglie dei loro disegni e della loro volontà di vanificare il Conci­lio dall'interno? Sono doman­de che mi sento di proporre all'attenzione delle nostre chiese soprattutto in questo parti­colare momento in cui anche l'ideologia del libero merca­to, come quella del marxi­smo, ha mostrato il suo dise­gno di divisione e di morte per la nostra umanità.

Queste frange religiose non rischiano di essere a servizio dei potenti e dei loro disegni di distruzione e di morte?

Don Olivo Bolzon San Floriano di Castelfranco

da La Tribuna di Treviso, 3 febbraio 2009

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