mercoledì 13 ottobre 2010

La bestemmia di Stato ha rotto l' incantesimo


LE CAMPAGNE contro la bestemmia che imperversava nelle osterie venete, e non solo, anche agli esordi della seconda rivoluzione industriale costituivano un assillo ricorrente dell' episcopato italiano dalla fine degli anni Cinquanta. Ma dinanzi alla bestemmia più infausta nella storia del "paese cattolico" - l' escandescenza ridanciana da Asino di Podrecca in bocca al primo ministro di una nazione che ospita la sede del papato romano, - il Vaticano ha messo da parte i toni concilianti, le pazienze concordatarie, gli equilibrismi tattici e persino gli interessi della sua alleanza concreta con il centro-destra. E ha reagito. Lo stesso "Osservatore romano" che in passato aveva tributato a Berlusconi incensi per molti sorprendenti e comunque compromettenti, ha cambiato inchiostro ed è passato all' invettiva: battute "deplorevoli" - ha scritto il giornale vaticano - che "offendono indistintamente il sentimento dei credenti e la memoria sacra di sei milioni di vittime della Shoah". Un fatto inedito, cui anche il giornale dei vescovi italiani "Avvenire" accompagna la propria riprovazione - "una bestemmia insopportabile" - negandone il carattere privato. Il significato di questa reazione è tema di discussione: un semplice scatto d' ira, doveroso per redarguire l' autore della goliardata e richiamarlo ad un linguaggio appropriato alla carica che riveste e, dopo le dovute penitenze, tutto come prima? Oppure, uno strappo dalle dimensioni più serie, che potrebbero raggiungere, dopo una inquieta tregua, il livello di una crisi istituzionale, come effetto del ritiro del consenso cattolico non solo alla persona del leader ma anche alla sua coalizione? Per discernere la portata non banale di questa che non appare appena una tirata d' orecchi per la trasgressione del fairplay, è consigliabile mettere in testa ad ogni valutazione un dato: è la prospettiva delle celebrazioni ormai alle porte dei 150 anni dell' unità d' Italia. A questo appuntamento storico e politico lo stesso pontefice si augura di poter partecipare, e ciò comporta un clima politico e delle condizioni istituzionali appropriate all' evento. Sarebbe la chiusura simbolica di un ciclo storico, nel quale si è prolungata la "questione risorgimentale", al di là della sua formale liquidazione nei Patti Lateranensi. La presenza del segretario di Stato vaticano cardinale Tarcisio Bertone accanto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla cerimonia del 20 settembre a Porta Pia non era che l' aperitivo di questo evento. La bestemmia di Stato è insorta a rompere l' incantesimo e a turbare la creazione del clima adeguato a questo gesto epocale. Inopinatamente questa caduta ha posto sul tappeto dei rapporti tra Chiesa e Stato in Italia la questione ultimativa: se la presenza della figura del Papa a queste celebrazioni sia compatibile con la permanenza al vertice dell' esecutivo di un personaggio che, nell' esercizio delle sue funzioni pubbliche, offende il sentimento religioso del popolo italiano. È questa la contraddizione radicale che il giornale vaticano denuncia. Non si tratta più di misurare il consenso ad una linea politica, fosse anche sensibile all' agenda bioetica e ai valori "non negoziabili" che stanno a cuore alla Chiesa. Qui è stata posta in questione la soglia invalicabile di un decoro semplicemente laico nella considerazione dei valori religiosi, secondo lo spirito della Carta Costituzionale. Dietro al corsivo vaticano è possibile decrittare poi uno smottamento politico ai livelli elevati della gerarchia ecclesiastica riguardo alla questione italiana. Da tempo il neutralismo politico difeso dal Papa in nome del "primato dello spirituale" nella Chiesa veniva manipolato dalla destra per consolidare i rapporti con il ceto al comando. Il potere di monsignor Fisichella, autore di cicliche dichiarazioni a favore del governo, e della stessa Lega, si era nutrito in questa ambiguità. Nemmeno le politiche securitarie sull' immigrazione, sulle quali incombevano le bestemmie contro la dignità umana dei respinti in mare, avevano potuto innervosire la Santa Sede quanto questo episodio di incontinenza sacrilega. Il massimo della presa di distanza di cui abbia saputo dar prova la Cei è stato il giudizio di "angustia", "di grande sconcerto", di "acuta pena" manifestato dal cardinale Bagnasco nella prolusione al Consiglio di Presidenza dell' episcopato lunedì scorso per le "polemiche inconcludenti" dell' estate tra Berlusconi e Fini. In compenso era uscita inalterata la sostanziale sintonia della Chiesa su alcuni contenuti strategici del suo accordo col governo, in particolare sul "federalismo solidale", su una riforma fiscale ispirata a criteri di equità e sulle misure a protezione della famiglia e della scuola cattolica. È storicamente paradossale, ma politicamente un valore che a far quadrato intorno all' unità della nazione italiana sia proprio l' episcopato di una Chiesa che si era arroccata al momento della sua costruzione fulminando scomuniche ai suoi fondatori. In realtà una lettura più attenta dei risultati delle elezioni politiche del 12 aprile 2008 ha portato la Chiesa a individuare una situazione di gravissimo allarme per il futuro della fede cristiana in Italia. I dati sono stati infine analizzati come indici del trionfo di una visione individualistica, del tutto irriducibile alla dimensione solidaria della fede cristiana, il segnale di una raggiunta egemonia delle dottrine politiche ispirate al materialismo pratico nel Paese, di un suo sostanziale "ateismo" quale Machiavelli era riuscito a decifrare già nel XVI secolo. E materialismo equivale a una riproduzione delle idolatrie secolari, che rendono persino fisiologiche, addirittura allegre le bestemmie contro Dio in un paesaggio di idoli. Le fila di questo riassestamento della linea politica della Chiesa in Italia passano in gran parte per un processo di riacculturazione democratica del movimento cattolico. Una vasta azione di educazione politica alla luce della dottrina sociale della Chiesa è in cantiere alla Cei e la Settimana Sociale dei Cattolici, in programma a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre, è attesa come l' occasione per una larga consultazione fra tutte, e non solo alcune, forze culturali, spirituali, pastorali e teologiche di cui è ricco il cattolicesimo in Italia. Rispetto al quale il degrado del linguaggio politico dominante ripropone drammaticamente un problema di rappresentanza di valori largamente incompiuta. - GIANCARLO ZIZOLA

Repubblica — 03 ottobre 2010 pagina 1 sezione: PRIMA PAGINA

domenica 10 ottobre 2010

Nessuno tocchi il 55%

Mancano 83 giorni alla scadenza delle detrazioni del 55% per gli interventi per l'efficienza energetica degli edifici e si è rimessa in moto la campagna per rinnovare questo strumento cruciale che fu introdotto nella finanziaria 2007 dal governo Prodi. La detrazione fiscale permette di chiedere la restituzione in cinque anni del 55% della spesa sostenuta per riduzione delle dispersioni termiche degli edifici, installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda, installazione di caldaie a condensazione e costruzione di nuovi edifici ad alta efficienza energetica
Si può aderire all'appello con una firma o con un post, se avete un blog.